19 marzo 2021

La sindrome da sovrallenamento definisce una serie di sintomi a livello fisiologico e psicologico che risultano in un calo nella capacità di prestazione di un atleta.

Con il termine sindrome si fa riferimento ad una situazione multifattoriale che comportava un calo nei livelli di funzionalità del sistema neuromuscolare la cui durata può variare da due settimane fino ad alcuni mesi.

La sindrome da sovrallenamento è il risultato di uno squilibrio eccessivo. Protratto nel tempo tra carico esterno e carico interno di allenamento al quale un atleta viene sottoposto.

 

Grafico che illustra il concetto di supercompensazione: mostra il calo delle prestazioni dopo l’allenamento, il recupero e l’aumento del livello di performance oltre il punto iniziale.

CARICO ESTERNO

È la somma algebrica del carico di allenamento al quale un atleta viene sottoposto. Nell’allenamento della forza, il carico esterno si quantifica in volume load o tonnellaggio.

CARICO INTERNO

È la risposta fisiologica ed individuale che un atleta presenta ad un carico di allenamento al quale viene sottoposto. Nell’allenamento della forza, il carico interno si quantifica come rapporto cortisolo/testosterone. La differenza tra carico esterno e carico interno in un microciclo di media durata varia, di norma, dal 3% al 18%.

DTE e RET

Prima di approfondire quelli che sono gli aspetti fondamentali della sindrome da sovrallenamento e la differenza rispetto al processo di overreaching è necessario definire due concetti chiave nella gestione del carico di allenamento: l’effetto ritardato dell’allenamento o delayed training effect (DTE) e l’effetto residuo dell’allenamento o residual effect of training (RET).

Grafico della supercompensazione: mostra il calo delle prestazioni dopo l’allenamento, la fase di recupero e l’aumento oltre il livello iniziale.

Lo stimolo allenante è conservato fin tanto che due sedute di allenamento contigue vengono pianificate entro la finestra di supercompensazione ossia la durata dell RET. Questa finestra di tempo ha una durata media di 36-72 ore e dipende da una serie di fattori quali intensità dello stimolo allenante, volume dello stimolo allenante, componente eccentrica, stato nutrizionale e, da non sottovalutare, il livello di esperienza e preparazione fisica di un soggetto.

Qualora invece due sedute di allenamento contigue vengono pianificate entro intervalli di tempo inferiori (t ≤ 36 ore) i normali processi di supercompensazione vengono potenzialmente compromessi. Il dislivello tra carico esterno e carico interno cresce progressivamente e la capacità di prestazione di un atleta (funzionalità muscolare) viene temporaneamente compromessa.

 

Due tabelle che mostrano un programma di allenamento con Power Clean, Back Squat e Bench Press, con percentuali su 1RM e carico totale per esercizio.

Back Squat

Nell’esempio sopra riportato la differenza tra carico esterno nelle due sedute di back squat è pari al 10% e non è quindi in grado di compensare per quella che è la normale differenza tra carico esterno e carico interno (3-18%) tra due sedute di allenamento in successione nell’arco di 36 ore ossia un intervallo di tempo che equivale alla metà circa del DTE. Il volume viene mantenuto ed in questo caso, entrambe le sedute presentano all’atleta un carico allenante. È questo un esempio di overreaching.

Overreaching

L’overreaching anche definito functional overtraining è caratterizzato da un calo progressivo negli indici di funzionalità a livello del sistema neuromuscolare (forza e potenza). Tuttavia il programma di allenamento tiene in considerazione di quello che il progressivo aumento di divario tra carico esterno e carico interno e gestisce il rapporto fitness-fatica per evitare fenomeni di affaticamento contorno che sono invece tipici della sindrome di sovrallenamento.

Sintomi classici dell’overtraining

È tuttavia necessario monitorare un atleta per quelli che sono i sintomi classici dell’overtraining. In modo tale da prendere i provvedimenti più adeguati ed evitare l’instaurarsi della sindrome da sovrallenamento. Primo tra tutti, è necessario monitorare il livello di attivazione del sistema nervoso simpatico (fight) e parasimpatico (flight) monitorando la frequenza cardiaca a riposo o, laddove possibile, la variabilità della frequenza cardiaca.

I sintomi da sovrallenamento sono molteplici ed includono la sfera fisiologica, psicologica ed emotiva di un atleta. Tra i molti sintomi è possibile individuare tre facilmente monitorabili e che permettono di creare degli interventi mirati a valutare il grado di affaticamento acuto e cronico di un atleta.

Questi sono: mancanza di appetito spesso accompagnata da un incremento di peso, calo di efficienza neuromuscolare, indebolimento del sistema immunitario.

Prima strategia

Coinvolge un intervento di tipo compressivo mirato a ridurre la spesa calorica e ad aumentare la quantità di energia disponibile (energy availability, EA). È in primo luogo necessario ridurre la frequenza degli allenamenti (e solo secondariamente ridurre il volume). Mentre è importante alzare il contenuto calorico della dieta per arrivare ad una quota di EA pari o superiore a 35-40 kcal∙kg

EA=(EI-EEE)∙kg⁻¹(LBM)

Seconda strategia

È quella di monitorare il livello di readiness di un atleta direttamente durante una seduta di allenamento. Un modo sicuro ed efficace è quello di monitorare la velocità verticale media del bilanciere intra-serie per verificare se si presenti una differenza pari o superiore al 20% a parità di carico. È questo un valore aggiunto del VBT che permette di monitorare lo stato di allenamento si un atleta senza necessariamente ricorrere a test di valutazione funzionale.

VBT = 0.5-0.75 m∙sec⁻¹/0.75-1.3 m∙sec⁻¹

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