Secondo uno studio pubblicato sulla Gazzetta dello Sport, il numero degli infortuni nei settori giovani, negli ultimi 5 anni si è triplicato.
A determinare questo aumento pare siano i sistemi di allenamento sempre più innovativi, l’uso di strategie avanzate e mezzi come bosuball, tappeti instabili e trampolini utilizzati per emulare le categorie professionistiche italiane, ma che determinano scarsi risultati.
Difatti in Serie A nelle prime 5 giornate ci sono stati ben 24 infortuni contro i soli 4 della Premier League.
Perchè tutti questi infortuni?
Rispetto al passato le patologie muscolo-scheletriche nascono prima e questo non perché le nuove generazioni siano più deboli, ma perché le attività sono molto più blande già nei settori giovanili.
C’è una strategia conservativa e il tempo dedicato alla parte fisica è sempre meno e gli addetti ai lavori non valutano l’atleta specifico e somministrano esercizi seguendo strategie generali.
Nella maggior parte dei casi gli infortuni sono da trauma indiretto, ovvero quando non c’è contatto diretto, dovuto quindi a disfunzioni neuro muscolari da sovraccarico per compenso, provocati da squilibri muscolari, errato riscaldamento, fatica eccessiva in partita per via di allenamenti muscolari che non creano alcuno stimolo.
I muscoli che sono più soggetti a infortuni sono proprio flessori, adduttori, con conseguente pubalgia, quadricipiti.
Queste mancanze creano danni alle cartilagini di rivestimento delle articolazioni, instabilità e provocano distorsioni o vere e proprie fratture ossee dirette e da stress, talvolta, tali da influire sulle stesse modalità di accrescimento dell’atleta.
Il problema sta nella cultura del lavoro e purtroppo molti addetti non seguono una progressione logica di allenamento.
Rivolgono le energie solo a lavori aerobici esasperati e quindi a bassa intensità che non creano alcuno stimolo.
Non a caso il livello del calcio italiano è diminuito tantissimo come intensità e quindi forza, e lo si vede a livello europeo.
La forza è tutto, è quella che permette il rinforzo delle catene muscolo articolari, facendo prevenzione. Un giocatore forte è un giocatore veloce. Perché mai? Perché quando corriamo noi scarichiamo a terra delle forze attraverso il piede, che poi ci vengono restituite per compiere il gesto. Se abbiamo poca forza, poca forza tornerà indietro. Non a caso Jacobs, il famoso centometrista, squatta, swinga, affonda con pesi molto elevati.
Naturalmente ogni atleta è diverso dall’altro e ogni sport ha bisogno di allenamenti differenti, un calciatore in palestra non farà le stesse serie di un bodybuilder o powerlifter.
Di seguito lo schema degli infortuni nella stagione 2019/2020 in Serie A.
Come prevenire ciò?
Non è possibile fare prevenzione per gli infortuni, perché sono tanti i fattori che possono incidere, ma è possibile ridurne l’incidenza con valutazioni funzionali, settaggio di schemi motori deficitari, ripristino funzionalità e rinforzo adeguato delle catene deboli. Personalmente ho trattato atleti che in seguito ad una distorsione della caviglia, e ad un non adeguato piano di recupero soffrivano di lombalgia post infortunio, e questo accade perché il nostro corpo è pieno di connessioni e quando un’articolazione ha una problematica ne risentono anche le altre.
Per la risoluzione della sintomatologia ho approcciato un lavoro attraverso le unità funzionali. In seguito ad una completa anamnesi e valutazione ho capito che il problema era causativo del medio gluteo, debole, che connesso alla caviglia tramite la linea laterale miofasciale è di fondamentale importanza per la stabilità, la camminata, ergo la corsa, assieme al tensore della fascia lata. Questa debolezza provocava dolore nella sezione superiore del gluteo e quindi della zona lombare.
Come funziona questo approccio?
Il centro di tutto è l’anamnesi, che manca sia a livello sanitario che atletico. Tutto ciò richiede molto tempo, difatti l’atleta viene ascoltato e viene valutato il pregresso e le disfunzioni che presenta, che se trascurate potrebbero causare problemi come fratture o dolori cronici.
Il mio approccio va a ragionare sull‘unità funzionale di ogni muscolo per migliorarne ogni schema motorio che ne fa parte, partendo dalla percezione del movimento, dalla qualità ed infine al rinforzo, per poi lavorare in progressione con un buon piano di training load.
Questo lavoro è necessario per diminuire gli infortuni, oltre al lavoro di forza che è il vero e proprio segreto. I preparatori devono mettersi in testa che bisogna usare la ghisa, che i pesi non legano, questo pensiero è obsoleto. Un muscolo forte manterrà forte l’articolazione a cui è legato e nei suoi movimenti sarà meno soggetto a traumi.
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